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La realizzazione di siti web e gli studi sull'usabilità vanno a braccetto per offrire piattaforme web performanti, intuitive e rapide da navigare per far sì che i visitatori rimangano all'interno del sito il più a lungo possibile.
Per verificare se si è sulla strada giusta per raggiungere questo obiettivo si analizza, tra le varie metriche di Analytics, il bounce rate, ovvero la frequenza di rimbalzo, che si rivela essere molto importante per decidere come migliorare la propria offerta di contenuti.
Il bounce rate rappresenta la percentuale degli utenti che entrano nel sito web e che ne escono senza avere visitato nessuna pagina oltre la prima.
Per esempio, se tutti gli utenti di un blog dovessero entrare, visitare una sola pagina e quindi abbandonare il sito, avremmo un bounce rate del 100%.
La frequenza di rimbalzo può rivelarsi un indicatore prezioso alla base delle considerazioni sul successo del nostro progetto in rete. Un bounce rate molto alto – sopra il 70%, ad esempio – porta a pensare che esistono delle ragioni oggettive a causa delle quali la gran parte dei navigatori non riesce - oppure non ha interesse - a proseguire nella consultazione di altre pagine.
Una serie di ragioni alla base di un bounce rate alto possono essere:
Tutti questi fenomeni ovviamente riducono le nostre possibilità di convertire gli utenti in clienti fidelizzati per merito delle nostre call to action. Come facciamo ad ottenere i dati dei potenziali clienti se questi escono dal sito senza avere visto quasi niente oltre alla pagina di atterraggio?
Alcuni possibili rimedi per ridurre il bounce rate possono essere:
Non dimentichiamo mai di metterci nei panni del nostro lettore tipico per comprenderne esigenze ed aspettative.
Se una query di Google ha uno spiccato intento commerciale (es. scarpe da corsa) un nostro contenuto di taglio esclusivamente informativo (es. le caratteristiche dei vari tipi di scarpe da corsa) presenterà un tasso di abbandono troppo alto per portare a risultati apprezzabili.
In questo caso, potremmo orientare i testi a ricerche più coerenti con le nostre esigenze di business (es. il tipo particolare di scarpe che gli ecommerce generalisti non trattano) per assicurarci di soddisfare le necessità e la curiosità dei visitatori.
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Come abbiamo visto, il bounce rate è un indicatore che ci aiuta a valutare se le persone si limitano ad esplorare solamente una pagina all'interno del nostro sito per poi uscire.
In linea teorica, un valore alto della frequenza di rimbalzo significa che gli utenti incontrano ostacoli nella navigazione oppure non hanno elementi di richiamo che li spinga a visionare altri contenuti.
Tuttavia, il bounce rate non è necessariamente un elemento negativo.
All’interno di ogni pagina ci sono elementi con i quali gli utenti possono interagire ovvero:
e se una persona interagisce con esse si può generare un contatto commerciale a prescindere dal numero di pagine visitate.
Le landing page nascono proprio per indirizzare gli utenti allo svolgimento di un’azione particolare, e oltretutto sono concepite, durante la realizzazione dei siti internet come elementi che devono presentare meno elementi possibili rivolti alla navigazione, per non disperdere l'attenzione.
Una persona trova una promessa allettante di un beneficio, accede alla pagina, fornisce i suoi dati per scaricare un contenuto, dopodiché esce.
Il fatto che i navigatori escano dopo averla compiuta non comporta pertanto un riscontro negativo delle aspettative.
C'è da considerare inoltre che esistono anche siti monopagina estremamente verticalizzati e che hanno lo scopo di sviscerare un solo argomento ma in maniera approfondita.
Ad esempio, per rispondere alla query “come rimuovere la muffa” potrebbe benissimo bastare un solo, lungo articolo che affronti minuziosamente origine del fenomeno e metodi per tutte le tasche per correggerlo. In un caso del genere, un bounce rate del 100% sarebbe del tutto normale e pertanto non costituirebbe assolutamente un valore di demerito.
Non esiste una formula o un rapporto matematico buono a prescindere per valutare se il tasso di abbandono è alto o meno.
Sarebbe come dire che un portale che fa 10.000 visite al mese è di successo mentre chi ne fa soltanto 1.000 è un fallimento, senza sapere a quale tasso di conversione corrispondono questi valori.
Se la maggior parte dei siti del settore di riferimento presentano un tasso di abbandono dell'80%, ad esempio, un portale con il 70% di rimbalzo risulterebbe più performante della media. Al contrario, se un'ipotetica media dovesse attestarsi sul 40%, un bounce rate del 50% - generalmente accettabile – in questo specifico caso rivelerebbe preziose occasioni di miglioramento.
Occorre quindi rapportare questo valore – che è appunto UNA delle metriche a disposizione – con tutte le altre di Analytics alle quali possiamo accedere (tempo di permanenza, click ottenuti, conversioni per obiettivo...) per avere un quadro più comprensibile e rivelatore, dello stato di successo dei nostri siti web professionali.
E tu, che cosa ne pensi? Quali sono le considerazioni che applichi nelle valutazioni attorno al bounce rate? Fammi conoscere la tua opinione!
Mi chiamo Gianluigi Canducci, sono un esperto in web marketing, web designer, consulente e social media manager con sede a Cervia tra le province di Rimini, Ravenna e Forlì Cesena. Ho oltre 10 anni di esperienza nel campo e assieme ai miei collaboratori mi occupo della gestione di account Instagram e gestione pagine Facebook e della loro sponsorizzazione con annunci pubblicitari social ads mirati, di realizzazione di App personalizzate e di indicizzazione di siti web su Google. Sono a disposizione di piccole e medie imprese, freelance e brand personali in cerca di una figura con esperienza e dedizione.